“Patine e accumuli. Persistenza del gesto dalla tradizione alle neotecnologie”, Fabbrica del vapore, Milano (2015)

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in occasione del Festival Contaminafro, alla Fabbrica del Vapore di Milano, è stato realizzato il progetto multimediale “Patine e Accumuli. Persistenza del gesto dalla tradizione alle neotecnologie”. Il progetto è stato curato dallo Studio Azzurro in collaborazione con l’associazione Mo ‘O Me Ndama e il Centro Studi Archeologia Africana.

Si tratta di un percorso diviso in tre tappe delimitate da tre spazi distinti che coinvolgono il visitatore in diverse esperienze. Lo scopo è di accogliere e condividere fattivamente un momento narrativo legato alla ritualità, fatto di gesti tradizionali o istintivi, recuperando quella dimensione “mitica” presente anche nel nostro vissuto quotidiano.

Nel primo ambiente, curato dal Centro Studi Archeologia Africana, sono collocate e raggruppate figure della tradizione africana che, assemblate in una sorta di “altare”, richiedono che ci si accosti ad esse con un atteggiamento partecipativo che non esclude, anzi richiede, pensieri ed offerte. Dunque, un altare in continuo mutamento nel quale strati di materia, di doni, di sogni e azioni si sovrappongono e si accumulano modificandone la superficie e trasfigurandone le sembianze. Nel caso specifico è stata scelta un’espressione legata al mondo del vodu, Mami Wata, la “sirena”, la cui capacità di metamorfosi le permette di adattarsi a molte interpretazioni ed essere presente in diversi paesi africani e di conquistare adepti anche nel mondo occidentale. Mami Wata come icona che incorpora le ambiguità dell’essere umano e della società contemporanea: promessa di ricchezza e di ineffabile felicità, ma anche minaccia di rovina e di morte.

Nel secondo ambiente, curato dall’associazione Mo ‘O Me Ndama, un video pone il visitatore  di fronte ad una narrazione tradizionale che si traduce e si accompagna a segni e semplici figure tracciate sulla sabbia. Questo momento evocativo si colloca come spazio intermedio tra gli altri due ambienti che richiedono una partecipazione attiva. In questo luogo di passaggio bisogna lasciarsi catturare dal racconto.

Il terzo ambiente, curato dallo Studio Azzurro, si presenta come luogo di un rito “neotecnologico”. In questo spazio è possibile ritrovare l’esperienza che fatta all’inizio del percorso. Le patine e le offerte ci riconducono però a pratiche di accumulazione neotecnologica e virtuale, tipiche dei nostri giorni. Sono i gesti, il tocco delle mani che accarezzano oggetti invisibili e inesistenti, collocati in uno spazio delimitato, a trasformarsi in forme proiettate che, come patine e offerte andranno a deporsi per una nuova narrazione.

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