Le vasaie di Notsé

Giulio Calegari

Nel 2003 il Museo di Storia Naturale di Milano ed il Centro Studi Archeologia Africana hanno realizzato un’importante missione in Togo per compiervi ricerche etno-archeologiche. In quell’occasione è stato possibile identificare nuove grotte dipinte e luoghi archeologici inediti e osservare al contempo interessanti aspetti della cultura materiale delle popolazioni incontrate. E’ stato possibile, tra l’altro, documentare l’attività e alcuni degli “stili” locali nella produzione ceramica.

In particolare merita interesse una tecnica per la fabbricazione di vasi in terracotta, di forma globulare, impiegata dalle vasaie di Notsé. I vasi vengono costruiti in due tempi.

In una prima fase viene realizzata solo la metà superiore del recipiente, partendo da un blocchetto di argilla posto sul terreno. La vasaia lavora girando attorno al manufatto come un “tornio umano”.

Dopo una fase di essiccatura di un giorno, il vaso viene capovolto e la vasaia lo completa nella metà inferiore dando forma perfettamente sferica al recipiente lavorando solo con le mani e con l’aiuto di una pannocchia sgranata di miglio. Nella lavorazione, l’argilla viene via via aggiunta e le mani operano contrapposte all’interno e all’esterno del recipiente dando forma e spessore alle pareti. Raggiunta la “durezza cuoio”, le pareti del recipiente sono compattate con una spatola di legno e, dopo essere state leggermente inumidite, lisciate con ciottoli. Anche l’interno del vaso viene regolarizzato e finito con una sorta di lama metallica. I vasi vengono poi lasciati essiccare in appositi locali e in seguito cotti in forni all’aperto e, a lavoro finito, si presentano molto regolari nella forma ed omogenei tra loro nelle misure. Il patrimonio antico dei gesti, ancora una volta, non ha tradito!